Malborghetto - Valbruna

Le miniere del Monte Cocco

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L’itinerario ad anello si sviluppa nella valle del Rio Tamer, affluente del Torrente Uqua, e culmina sulla vetta del Monte Cocco. Lungo il percorso si incontrano in più punti le testimonianze della passata attività di estrazione mineraria: il Villaggio Minerario del Monte Cocco e i resti di uno degli imbocchi delle gallerie di estrazione.

Il percorso si snoda inoltre lungo terreni paleozoici che vanno dall’Ordoviciano sup. al Carbonifero inf. (460-330 milioni di anni); particolarmente interessanti sono alcuni affioramenti del Siluriano (443-419 milioni di anni fa), sia per il loro contenuto in macrofossili sia perché si tratta delle rocce più antiche presenti in Friuli Venezia Giulia.

Il geotrail inizia dal parcheggio P5 “Pad Tamer” nei pressi del “Rosic Rifugio” in Val Uque (1180 m slm), in comune di Malborghetto. Attraversato il Rio Tamer si procede fino al Villaggio Minerario del Monte Cocco (1460 m slm), per un primo tratto lungo la pista forestale e poi su sentiero. Si prosegue poi lungo la pista forestale e, giunti a quota 1530 m, si imbocca sulla sinistra il sentiero che porta alla sella di separazione tra le cime del Cima Bella, a destra, e il Monte Cocco, a sinistra. Procedendo verso la vetta del M. Cocco, a quota 1875 m si effettua una breve deviazione a sinistra per osservare i resti di uno degli accessi minerari. Rientrati sul sentiero principale, si raggiunge la vetta del Monte Cocco (1941 m slm). Il percorso di ritorno segue il percorso di andata fino a quota 1530 m dove, imboccata la strada forestale verso sinistra, si giunge al punto di partenza.

Informazioni

Difficoltà:
Escursionistico
Lunghezza:
7,8 km
Dislivello:
800 m
Periodo consigliato:
Luglio - Settembre
Attrezzatura consigliata:
Scarponi o scarpe da trekking robuste con suola scolpita, abbigliamento per escursioni in quota, pranzo al sacco e acqua. Consigliati bastoncini da trekking.

Utilizzo della mappa

La mappa altimetrica interattiva consente di visualizzare sulla mappa geografica il variare dell’altitudine del percorso nel suo sviluppo; scorrila da sinistra verso destra per vedere il verso in cui il percorso deve essere affrontato.
E’ possibile modificare il livello di zoom agendo sui pulsanti in alto a sinistra, mentre il pulsante permette di ripristinare le impostazioni iniziali; è infine possibile scegliere una mappa diversa cliccando sul pulsante in alto a destra.
  1. 1La Formazione di Zollner

    In questo punto è possibile osservare gli affioramenti delle rocce della Formazione di Zollner, datate al Carbonifero inf., (346-330 milioni di anni). Sono costituite da rocce che si sono formate in un ambiente marino in approfondimento per deposito sul fondale di fanghi silicei a radiolari (organismi planctonici unicellulari a guscio siliceo).

  2. 2Le miniere del M.te Cocco e il Villaggio minerario

    In questo geostop è visibile ciò che ancora oggi rimane del Villaggio Minerario: l’edificio principale (nella foto) e le tracce dei terrazzamenti sui quali sorgevano le strutture a servizio dell’attività mineraria.

    I minerali estratti nelle Miniere del M.te Cocco fornivano primariamente ferro e secondariamente manganese. Le fasi iniziali dell’attività di estrazione mineraria erano probabilmente legate alle presenza nella Valle del Fella, nel periodo tra il 1300 e il 1600, di fucine attive nella lavorazione del ferro e di altri metalli.  Documenti storici documentano che l’area venne sfruttata occasionalmente a partire dal 1560 e con maggior continuità nel periodo finale del dominio asburgico. L’attività estrattiva raggiunse il suo apice nel periodo tra il 1937 e il 1940 e nel 1938 venne edificato il Villaggio Minerario. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale l’attività venne sospesa per cessare definitivamente nel 1947. Nel periodo tra il 1956 e il 1958 si svolsero nuove indagini di approfondimento, ma l’attività estrattiva non venne più ripresa e nel 1962 il villaggio minerario, ad eccezione dell’edificio principale, venne smantellato.

  3. 3I Calcari del Siluriano

    L’affioramento che si può osservare in questo punto è costituito da calcari risalenti al Siluriano (443-419 milioni di anni). Si tratta di calcari nodulari rossastri, ricchi in ortoceratidi, molluschi della classe dei cefalopodi (attualmente rappresentati da seppie, calamari e polpi), comparsi nell’Ordoviciano (450 milioni di anni) ed estinti nel Triassico sup. (210 milioni di anni), e il cui massimo sviluppo si ebbe nel Siluriano.

    Le rocce sedimentarie del Siluriano sono in Italia estremamente rare, si rinvengono infatti solo in pochi affioramenti carnici e in Sardegna; questo il motivo per cui le faune ad ortoceratidi del Monte Cocco sono di estremo interesse per i paleontologi

  4. 4La Formazione di Bischofalm

    Le rocce della Formazione di Bischofalm hanno la stessa età dei calcari siluriani (443-419 milioni di anni) ma sono costituite da argilliti scure. La formazione di queste rocce è legata alla presenza di fondali scarsamente ossigenati che hanno favorito la conservazione della materia organica inglobata nelle argille che sedimentavano sul fondale; è la presenza della materia organica che conferisce alla roccia il suo caratteristico colore scuro.

  5. 5La Formazione dell’Uqua: le rocce più antiche d’Italia

    Le rocce della Formazione dell’Uqua sono datate all’Ordoviciano sup. (458-443 milioni di anni) e, assieme alle rocce coeve della Sardegna, sono le rocce sedimentarie più antiche d’Italia. L’affioramento è costituito da peliti e areniti fini, formatisi in ambiente marino poco profondo (alcuni metri) e in un clima freddo. Le ricostruzioni paleogeografiche indicano che durante l’Ordoviciano l’area carnica si trovava nell’emisfero meridionale a latitudini comparabili con l’attuale circolo polare antartico.

  6. 6L’entrata della miniera

    In questo geostop, a quota di circa 1878 m slm, sono ancora visibili i resti di un accesso ad un livello di coltivazione mineraria, probabilmente quello a quota più elevata.

    In prossimità dell’accesso sono presenti blocchi di roccia di colore grigio scuro di dimensione da centimetrica a decimetrica; si tratta di materiali scartati. Questi materiali sono particolarmente ricchi in ferro; per averne la prova basta essere muniti di un magnete, il quale avvicinato al materiale roccioso ferrifero, vi rimane saldamente unito.

  7. 7La vetta del Monte Cocco

    Il Monte Cocco (1941 m slm) deve il suo nome al toponimo austriaco Kokberg, che significa cima arrotondata. La forma tondeggiante della cima è il risultato dall’azione erosiva dei ghiacciai che, durante l’ultima espansione glaciale (circa 20-23.000 anni fa), ricoprivano completamente le vette attualmente inferiori ai 2200-2300 m di quota. In questo punto sono abbondanti gli affioramenti di calcari nodulari dalla caratteristica colorazione rosso mattone; risalenti al Devoniano inf. (419-382 milioni di anni) sono legati alla presenza di ambienti di deposizione relativamente profondi dove si depositavano fanghiglie prevalentemente calcaree.

    Dalla cima del Monte Cocco si può godere di un ampio panorama sulle Alpi Carniche a occidente e Alpi Giulie ad oriente.