Hermagor-Pressegger See

La forra del Garnitzen

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Grazie all’Associazione alpinistica austriaca, sezione di Hermagor, è possibile accedere alla forra del Garnitzen dal 1891. Nel 1900 era già completamente percorribile, ma le alluvioni continuavano a distruggere il percorso. Oggi la forra del Garnitzen è tutelata come “monumento naturale”.

Sull’intero percorso si aprono viste mozzafiato, costantemente accompagnate dalle scroscianti cascate d’acqua del torrente Garnitzen, che scava in profondità nella roccia e la leviga, offrendoci scorci affascinanti all’interno delle montagne e delle rocce.

Ma l’acqua non è l’unico elemento all’opera. Sono molte, in realtà, le forze che contribuiscono alla formazione di una forra e di un paesaggio. Il sentiero geologico della forra del Garnitzen è un esempio straordinario di come queste forze agiscano e la roccia stessa ne determini la formazione.

Per informazioni relative alla forra del Garnitzen (aperture, orari, contatti, costi, …) consultare il sito dedicato www.garnitzenklamm.at (in inglese e tedesco).

Informazioni

Difficoltà:
Escursionistico
Lunghezza:
6,6 km
Altitudine minima:
612 m
Altitudine massima:
991 m
Dislivello:
379 m
Periodo consigliato:
Luglio - Settembre
Attrezzatura consigliata:
Scarponi, acqua, provviste

Informazioni

Centro informazioni
info@geoparcoalpicarniche.org
+39 0433 487726
Tolmezzo (UD) – ITALY

Per informazioni relative alla forra del Garnitzen (aperture, orari, contatti, costi, …) consultare il sito dedicato www.garnitzenklamm.at (in inglese e tedesco).

 

Utilizzo della mappa

La mappa altimetrica interattiva consente di visualizzare sulla mappa geografica il variare dell’altitudine del percorso nel suo sviluppo; scorrila da sinistra verso destra per vedere il verso in cui il percorso deve essere affrontato.
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  1. 1La forra: risultato del lavoro dell’acqua e dei detriti

    Basta un solo sguardo nella forra per notare le pareti rocciose quasi verticali. In ciò sta anche la differenza rispetto ad una gola, che ha pareti meno ripide.
    Le pareti rocciose di questa forra sono formate calcari di colore grigio chiaro. Appena al di sopra del torrente si individua la seconda roccia dominante l'area: scisti di colore grigio scuro.
    La formazione della forra risale sicuramente all’ultimo periodo glaciale, la glaciazione Würmiana. Naturalmente i torrenti esistevano anche in precedenza, ma sul loro percorso originario possiamo fare solo congetture. Con la fine dell'ultima glaciazione ca. 20.000 anni fa, affiorarono grandi quantità di detriti prodotti dalla glaciazione. Questi detriti furono portati a valle dal torrente Garnitzen, la cui forza erosiva è stata talmente potente da permettergli di penetrare nel profondo della roccia. Questa forza erosiva continua tuttora ad agire, seppure in forma più attenuata, abbassando il fondo della forra.

  2. 2Le pareti calcaree

    Osserva l’imponente parete calcarea. La loro formazione è dovuta alla potente collisione che qui avvenne tra calcari e scisti: si tratta delle cosiddette forze endogene, generate all’interno della terra. L’attuale vicinanza dei due strati di roccia è il risultato di questi processi di traslazione. Oggi restano solo gli affioramenti di calcare, poiché gli scisti più teneri sono già stati erosi.
    Queste rocce presentano un’alternanza di diversi strati colorati, attribuibile alla presenza di minerali (ad es. clorite verde). Da alcuni ritrovamenti fossili si ipotizza che questi strati si siano depositati in un mare di circa 380 milioni di anni fa, nel Devoniano.
    Ad essi si sovrapposero rocce più giovani, che quindi subirono due orogenesi. Per la compressione, la roccia calcarea fu trasformata in un marmo scistoso a grana grossa. Nonostante ciò, il nome della formazione è rimasto legato all’originale roccia sedimentaria, calcarea, appunto, e quindi non descrive l’attuale metamorfica.

  3. 3Le radici spaccano la roccia

    Un paesaggio nasce dall’interazione di molte forze. L’intreccio delle radici del faggio è una dimostrazione sorprendente di una delle forze che plasmano la superficie della terra, ossia le forze esogene. Crescendo, le radici riescono a spaccare la roccia o il manto d’asfalto. La roccia, in questo caso, viene soltanto frantumata, non modificata nella sua composizione.
    La frantumazione tuttavia favorisce altri processi di erosione, poiché attraverso di essa la superficie esposta aumenta, offrendo un bersaglio più ampio ad acqua e acidi che ne modificano la composizione con la formazione di nuovi minerali. La frantumazione della roccia, la sua rimozione e trasformazione fanno scomparire nell’arco di milioni di anni intere montagne e paesaggi.

  4. 4Gli scisti: un punto debole

    Qui la forza di erosione dell’acqua ha fatto affiorare in modo evidente la seconda roccia più importante del sentiero geologico: gli scisti grigi.
    Gli "scisti" sono originariamente frutto della deposizione in prossimità della costa. I fiumi convogliarono nella Tetide i detriti fini, erosi da una catena montuosa da lungo tempo scomparsa. Si tratta di una situazione risalente a circa 450-330 milioni di anni fa. L’assenza di fossili negli scisti non consente però una datazione precisa. Analogamente alle fasce calcaree, gli scisti furono ricoperti da strati di rocce più giovani e presero parte a due orogenesi. Per la compressione generata, gli scisti furono compattati ed anche leggermente deformati (metamorfosati). La scistosità delle rocce è molto più marcata di quella delle fasce calcaree, in quanto queste ultime, diversamente dalle rocce calcaree granulari, sono formate da minerali fogliettati (Sericite e Clorite). Pertanto esse contrappongono alla forza scavatrice del torrente Garnitzen una resistenza minore di quella delle rocce calcaree compatte.

  5. 5Lungo la forra: un braccio di ferro

    Dalla cosiddetta “Ida-Warte” si può ammirare una cascata che scorre su calcari grigio chiaro. Sotto la cascata le rocce calcaree s’incontrano lungo una linea di dislocazione con gli scisti soggetti a maggior erosione. Gli scisti e la dislocazione seguono un andamento in direzione est-ovest. Entrambi costringono quindi il torrente proveniente da sud a svoltare verso est, poiché la resistenza che oppongono all’acqua è minore di quella delle rocce calcaree compatte. In realtà, al di sopra dell’Ida-Warte il torrente scorreva attraverso gli scisti da sud verso nord. Ma ancor prima - come si nota più sotto - aveva un andamento est-ovest. Qual è dunque la possibile spiegazione di questi due cambiamenti di direzione in presenza di una sostanza rocciosa rimasta immutata? La direzione dell’acqua è determinata anche dalle fessure presenti nella roccia. Nella forra del Garnitzen queste fessure, che si sviluppano da nord a sud, sono presenti soprattutto nelle fasce calcaree. É verosimile che siano state decisive per il primo cambiamento di direzione da est-ovest a nord-sud.

  6. 6Le marmitte fluviali

    Qui lo sguardo si spinge nella parte più stretta della forra del Garnitzen. Il torrente è penetrato in profondità nelle fasce calcaree di colore verde-rosso-grigio, forgiando impressionanti marmitte fluviali, denominate anche “tonfani”. Le marmitte fluviali sono cavità cilindriche, che si formano quando l’acqua corrente s’imbatte in un ostacolo nel letto del torrente e viene costretta a ruotare sempre nello stesso punto. All’interno della marmitta l’acqua scorre con maggiore velocità e fa girare vorticosamente i detriti che trascina con sé. Questi detriti rafforzano l’azione dell’acqua, che abbassa il letto del torrente poiché aumenta l’abrasione della roccia. La maggiore velocità dell’acqua determina anche un’asportazione più rapida del materiale eroso. Cavità di forma simile vengono generate dall’acqua di fusione anche al di sotto dei ghiacciai: in questo caso sono denominate marmitte glaciali.

  7. 7Le pieghe: nella morsa dell’orogenesi

    In nessun altro luogo come nella parete che ci sta di fronte, la forra concede una visuale così straordinaria. Le pieghe che affiorano lasciano intuire le forze che intervengono nella formazione delle montagne: le rocce vengono compresse come in una morsa fino a formare delle pieghe; nella parte sinistra della parete l’acqua ha lucidato le fasce calcaree. Grazie agli strati dai colori diversi queste fasce ci mostrano in modo esemplare il modo in cui è avvenuto il corrugamento. Quasi al centro della parete l’acqua ha fatto affiorare una grande piega ondulata che si estende dagli scisti neri ricchi di quarzo del settore inferiore della parete fino alle fasce calcaree chiare soprastanti. Nello strato scistoso la piega non è ben identificabile, poiché reagisce al carico di compressione diversamente dalle fasce calcaree. All’estrema destra, appena al di sopra del torrente, si intravede una piega netta: qui gli strati di roccia hanno formato una piega di 180 gradi!

  8. 8Il masso erratico, regalo dell’era glaciale

    Accanto al ponte, sulla sponda del torrente, si trova un grande masso laminato di colore rosso-grigio. Ad un’osservazione più attenta si individuano sulla sua superficie delle strutture reticolari, formate da particelle argillose scure che racchiudono nuclei calcarei più chiari. Le rocce che presentano tali strutture sono denominate “flaser”, e la loro formazione non è ancora stata chiarita in modo univoco. Questo flaser di circa 400 milioni di anni presenta  un’altra particolarità: la sua presenza qui! Queste rocce, infatti, sono praticamente assenti nel bacino del Garnitzen, perciò non può essere stata l’acqua a portarlo nella sua attuale posizione. La spiegazione è un'altra: durante l’ultima glaciazione l’intera valle del Gail era ricoperta dal ghiaccio fino a quasi 2.000 m di altitudine. Le lingue glaciali trasportano rocce anche molto grandi, che abbandonano ritirandosi. Queste rocce sono chiamate massi erratici.

  9. 9Le rocce più diverse

    Il letto del Garnitzen ci affascina fin dal primo momento per la straordinaria bellezza delle sue rocce che sono il frutto di forze congiunte. I colori delle fasce calcaree chiare dominanti e degli scisti sono moltiplicati dalle rocce che il torrente Garnitzen trascina con sé dalla parte posteriore della forra. Là, le montagne e le pareti sono composte da rocce completamente diverse da quelle che s’incontrano lungo il sentiero geologico. Ci sono arenarie rosse, conglomerati colorati di calcare conchilifero, calcari evaporitici color ocra, dolomia quasi bianca ed anche rocce calcaree e scistose di diversi colori. Alcune di queste rocce ospitano anche piccoli animali fossili marini. Tutto questo è ben visibile da questo punto di sosta. La maggior parte di esse si è arrotondata lungo il percorso, ma vi sono anche esemplari spigolosi, che hanno un cammino breve alle spalle: provengono infatti dalle pareti rocciose nelle immediate vicinanze.