Le grotte e il carsismo di superficie nel Geoparco Transfrontaliero delle Alpi Carniche

Parliamo di carsismo

Le manifestazioni superficiali del fenomeno carsico si possono osservare, nell’area del Geoparco, con estrema facilità. Meno visibili ma molto diffuse sono le morfologie profonde: grotte, pozzi, abissi, risorgive. Tra le forme carsiche di superficie vi sono le microforme, dette anche Karren (scannellature, docce, ecc.) e le macroforme, quali le doline, valli chiuse, ecc.

Tutte le forme legate al carsismo sono create dall’acqua, che, in determinate condizioni, può “corrodere” le rocce, in particolare quelle carbonatiche, ossia costituite da carbonato di calcio. L’attività di “corrosione” è tanto maggiore quanto minore è la temperatura e maggiore la concentrazione di anidride carbonica disciolta.

Al variare delle condizioni, in particolare temperatura e pressione, può avvenire il fenomeno opposto, ossia la deposizione del carbonato di calcio: si formano così le concrezioni: stalattiti, stalagmiti, colonne, colate e cortine.

Oltre a corrodere le rocce, l’acqua svolge anche un’azione erosiva meccanica: quella di modellamento, che leviga e scava pareti rocciose.

Le rocce carsificabili

Nel territorio del Geoparco affiorano diversi tipi di rocce carsificabili. Le caratteristiche del substrato roccioso rappresentano una delle variabili più significative per lo sviluppo del fenomeno carsico.

I calcari affiorano estesamente nelle Alpi Carniche, dove costituiscono, ad esempio, il massiccio del Monte Coglians, del Pizzo di Timau o dello Zermula, fino al monte Cavallo a Pontebba. Il più delle volte si tratta di calcari di origine organogena testimonianza di antiche scogliere Devoniane.

I sistemi carsici di maggiore sviluppo e profondità, infatti, si trovano proprio nell’area della Creta di Rio Secco e del Monte Cavallo di Pontebba, con 5 km di sviluppo e 700 m di profondità.

Altre rocce carsificabili sono i gessi, ampiamente affioranti in Val Pesarina, Val Calda e Val Pontaiba: presso Ligosullo, infatti, si apre la prima cavità nel gesso esplorata in regione.

Il carsismo nelle Alpi e Prealpi Carniche: lavori in corso

L’area del Geoparco è molto vasta, ma le caratteristiche delle rocce fanno sì che solo una parte del suo territorio sia rilevante dal punto di vista del fenomeno carsico. I Calcari Devoniani affioranti dal Monte Volaia al Monte Cavallo, lungo la linea di confine, sono sicuramente un carattere di continuità significativo anche per questo fenomeno, ma non l’unico.

La litologia dell’area, infatti, è così complessa e variabile che ci si trova di fronte a molteplici aspetti del carsismo: non solo i fenomeni più classici, ossia quelli presenti nelle rocce carbonatiche, ma anche quelli nei gessi e nei conglomerati. In Val Pesarina si è studiata una cavità naturale sviluppata nel travertino, e a Forni Avoltri si è datato il ghiaccio perenne in una grotta del Pic Chiadenis!

Sul versante italiano, la prima esplorazione speleologica di cui si ha notizia risale al 25 agosto 1875, quando i soci della sezione di Tolmezzo del CAI (poi divenuta Società Alpina Friulana) effettuarono una escursione al Fontanon del Riu Neri, in Val Tagliamento, presso Caprizzi. Seguirono le esplorazioni di Marinoni, Marinelli, Lazzarini e Coppadoro, fino alla pubblicazione di Giovan Battista De Gasperi, nel 1915, di “Grotte e voragini del Friuli”, ancora oggi fondamentale per lo studio del carsismo in Friuli.

Dopo un isolato studio di Anelli degli anni ’30 sulle cavità della Val Pesarina occorre attendere gli anni ’60 perché le esplorazioni ripartano, in larga parte condotte dal Gruppo Triestino Speleologi e dal Circolo Speleologico Idrologico Friulano, ad oggi ancora attivi. Negli anni più recenti si sono aggiunti gli esploratori del Gruppo Gortani del CAI di Tolmezzo.

Dentro le grotte: minerali e depositi chimici

L’acqua che crea una grotta è anche l’artefice del suo riempimento, che avviene non solo con il trasporto di sabbie e argille, ma anche attraverso un lento accumulo chimico. Sono minerali e depositi chimici di grotta quelli che necessitano delle caratteristiche degli ambienti ipogei per formarsi e svilupparsi.

Nelle aree carsiche di alta montagna le condizioni sono tali che la reazione chimica che descrive il fenomeno carsico va in un’unica direzione: quella della dissoluzione della roccia, a discapito di quella del deposito. Per questa ragione in queste grotte vi sono ampie sale e condotte, mentre sono rare le stalattiti e stalagmiti. Un’eccezione è rappresentata da una grotta di fondovalle, la grotta del Magico Alverman, ricca di concrezioni rosso-arancio, cortine, colonne e colate.

Sotto il profilo mineralogico spiccano due grotte sviluppate nei calcari devoniani della Carnia, che celano stupendi cristalli scalenoedrici di calcite, che possono raggiungere anche i 15 cm di lunghezza.0


Le forme carsiche del Geoparco

Tra le più significative forme carsiche che si possono osservare nel Geoparco vi sono:

  Grotte

  Campi solcati e doline

  Forre